AMORE E CONCENTRAZIONE

… “Che la concentrazione sia una condizione necessaria per la padronanza di un’arte è difficile provarlo. Chiunque abbia provato ad imparare un’arte lo sa. Eppure, ancor più che l’autodisciplina, nella nostra civiltà è rara la concentrazione. Anzi, la nostra civiltà conduce ad un modo di vivere assolutamente privo di concentrazione. Si fanno molte cose alla volta: si legge, si ascolta la radio, si chiacchiera, si fuma, si mangia, si beve. Siamo i consumatori con la bocca aperta, pronti e disposti a inghiottire qualsiasi cosa: quadri, liquori, esperienza. Questa mancanza di concentrazione trapela chiaramente dalla nostra difficoltà nel restar soli con noi stessi. Sedere in silenzio, senza bere, leggere o fumare è impossibile per la maggior parte delle persone. Esse diventano nervose ed inquiete e devono assolutamente fare qualcosa con la bocca o con le mani (ad esempio fumare). Abbiamo perso la pazienza. Chiunque abbia mai provato ad imparare un’arte sa che la pazienza è necessaria, indispensabile, se si vogliono raggiungere i risultati sperati. Eppure per l’uomo moderno la pazienza è altrettanto difficile da praticare quanto la disciplina e la concentrazione. Il nostro intero sistema industriale si basa sull’opposto: la rapidità. Tutte le nostre macchine sono fatte per la rapidità, e l’uomo si adegua alle macchine. La concentrazione è assai più difficile a praticarsi in questa civiltà in cui tutto sembra agire contro di essa. Il passo più importante per imparare a concentrarsi è imparare a stare soli, senza leggere, ascoltare la radio, fumare o bere. Infatti, esser capaci di concentrarsi significa essere capaci di stare soli con se stessi e questa capacità è una condizione precisa per l’arte di Amare. Se io sono attaccato ad un’altra persona perché non sono capace di reggermi in piedi, lui o lei può essere un <<salvagente>>, ma il rapporto non è un rapporto d’Amore. Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità d’amare. Chiunque tenti di stare solo con se stesso scoprirà quanto difficile sia. Comincerà a sentirsi irrequieto, nervoso, a provare un’ansia incontenibile. Si accorgerà pure che ogni sorta di pensieri gli verrà in mente, cercando d’impadronirsi di lui. Sarebbe allora utile praticare pochi e semplici esercizi, come ad esempio, sedere in una posizione di relax (né molle né rigida), chiudere gli occhi e cercare di vedere davanti a sé uno schermo bianco, respingendo figure e pensieri che possano oscurarlo; quindi cercare di seguire il proprio respiro; non pensarci né sforzarsi di farlo, ma seguirlo, e così facendo, sentirlo; inoltre cercare di avere un senso dell’<<io>>, me stesso, come il centro dei miei poteri, come il creatore del mio mondo.

Si dovrebbe, perlomeno, fare un simile esercizio di concentrazione ogni mattina per venti minuti (se possibile di più) e ogni sera prima di coricarsi. Oltre tali esercizi bisognerebbe imparare a concentrarsi su ciò che si fa: ascoltare musica; leggere un libro; conversare con una persona; guardare un panorama. Occorre insomma imparare, pian piano, ad essere presenti a se stessi nel preciso momento in cui si svolge ogni tipo di attività, così che esse possano assumere una nuova dimensione ove è diretta la nostra completa attenzione”… Questa è la concentrazione, altrimenti denominata … meditazione.  A questo punto siamo anche pronti per rivolgere le nostre attenzioni verso la persona che sentiamo di poter Amare”.

Fonte: Erich Fromm, “L’Arte di Amare”(pag. 116-119). © 1986 A.Mondadori Editore S.p.A., ristampa 2010. © 1956 Erich Fromm.

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