TUTTO ESISTE
“Una volta accettato l’assioma sulla Natura dell’ASSOLUTO, seguiremo, per dare una possibile riposta al perché della nostra presenza nella vita materializzata, due ipotesi.
La prima parla della necessità di un’evoluzione. Ma, se c’è bisogno di evolvere, questo significa che c’è stata, precedentemente, un’involuzione? No. Non c’è mai stata un’involuzione. Stiamo sperimentando la Natura dell’ASSOLUTO in nome suo.
Questa ipotesi considera che l’unica involuzione che dovremo personalmente compensare attraverso numerose vite è dovuta all’identificazione con la materialità (la dualità).
Il principio della reincarnazione spiega che l’apparente involuzione è dovuta alla progressiva perdita di identità degli Spiriti mandati nella dimensione materializzata dell’ASSOLUTO. Identificandosi, gli Spiriti sempre maggiormente accecati dalla densità della materia hanno progressivamente perso la consapevolezza della loro vera natura. La seguente metafora, scritta a partire dai versetti II,16-17 della Genesi, tenta di descrivere questo passaggio e l’illusione nella quale viviamo attualmente: la convinzione di poterci salvare per mezzo dello strumento logico-razionale-lineare.
Ci fu un tempo in cui l’Uomo era Saggio e viveva nel Paradiso perché egli vedeva la bellezza in ogni cosa e perciò ogni cosa era bella. Ma un giorno, volendo conoscere il perché di tanta gioia, Egli fece un passo fuori della sua Saggezza e quando si volse per tornare indietro, si accorse che tutto era sparito. Volendo essere Sapiente, l’Uomo perse la sua Saggezza. Volendo conoscere i dettagli, i meccanismi; volendo analizzare, Egli perse la Coscienza del Tutto e la percezione dell’Opera Compiuta. Per l’Uomo che persevererà nel suo desiderio di conoscenza analitica, lunga sarà la strada per tornar in Paradiso. Poiché tanti più dettagli Egli vorrà trovare, tanti più ce ne saranno da scoprire; tante più leggi vorrà costruire, tanti più meccanismi saranno definibili da nuove leggi; tanto più lontano Egli vorrà vedere, tanto più l’orizzonte si allontanerà. Un sottilissimo velo separa l’Uomo dal Paradiso; ma su questo velo Egli proietta le sue errate conoscenze e le sue illusioni scambiandole così per Realtà.
Benché il Paradiso sia così vicino
l’Uomo non lo sa vedere e,
più spesso ancora,
non lo vuole vedere
perché la percezione del Tutto
implica la completa fusione con Esso
e quindi la perdita del proprio Ego.
La seconda ipotesi segue gli stessi principi di quella precedente ma non considera un’involuzione. È l’ipotesi dell’eterno presente in cui tutto già esiste. Tutto quello che vediamo attorno a noi, tutto ciò che esiste in questo mondo è una piccola parte delle infinite possibilità di manifestazione dell’ASSOLUTO, IL quale, proprio perché è tutto ciò che può esistere, si manifesta attraverso tutti gli stati di coscienza, dal più semplice al più complesso. In realtà nulla si muove, nulla evolve, tutto ESISTE allo stato compiuto. L’impressione nostra di una trasformazione e di uno scorrere del tempo risulta dovuta al fatto che, per la limitazione dei nostri attuali strumenti percettivi, non possiamo vedere ciò che è più ampio di noi. Lo stato di cecità, in questo caso, non è un errore ma una specifica LEGGE DIVINA. Questa ipotesi è molto difficile da comprendere e da accettare ma è l’unica che può spiegare con coerenza il rapporto tra Spirito e materia. In questo caso il nostro compito sarebbe solo quello di riconoscere questo fatto e, attraverso la sua totale accettazione, rimettere in atto l’ARMONIA non conflittuale dell’ASSOLUTO.
Nel corso del libro tratteremo parallelamente queste due ipotesi anche se, in quest’opera, in cui abbiamo scelto volutamente un approccio egotico, perché esso è per ora più accessibile, la seconda ipotesi verrà solo accennata”…
Fonte: http://www.spiritualitaolistica.it/genesi_della_sspir_olistica.php
Buongiorno Mauro, io penso il Paradiso non abbiamo perso, ma non lo vogliamo vederla, abbiamo tanto per la testa che non ci rendiamo nemmeno conto che la nostra terra e il nostro Paradiso.. poi abbiamo anche il paradiso spirituale grazie al nostro Creatore lui ci fornisce con la spiritualità.. dobbiamo soltanto apprezzare quello che abbiamo e cosi troviamo ancora il PARADISO… Pif
La perdita del proprio “ego” è un lavoraccio faticoso che richiede tutta la vita…..ma con il Suo aiuto possiamo farcela.
Rebecca, il paradiso, come l’inferno, sono stati emozionali che ciascuno di noi costruisce con le proprie scelte. Il pianeta che ci ospita, nostra Madre Terra, tornerà a risplendere nel suo giardino dorato, così come fu “ideato” dagli architetti del creato (Arc-angeli).
Lucetta, so per certo, avendolo sperimentato in prima persona, quanto sia difficile “perdere il proprio ego”. L’aiuto che il Signore non nega a nessuno, ci viene sotto forma di angeli che incrociano il nostro cammino, le persone che incontriamo durante tutta la vita. Esse ci costringono a confrontarci con gli aspetti di noi che ancora ignoriamo, al solo fine di affinare la nostra consapevolezza.