ANIMA E SPIRITO (1^ PARTE)
… “È l’anima, nella visione della reincarnazione, che, viaggiando di vita in vita attraverso i secoli, raccoglie e conserva il ricordo e le lezioni di centinaia se non migliaia di vite. Al nascere di nuovo in una nuova incarnazione, in un nuovo corpo materiale, l’anima restituisce all’inconscio della nuova persona, sotto forma di una specie di geni info-energetici, la sua conoscenza accumulata determinandone così la struttura psico-fisica. Vedremo nella descrizione della struttura psicospirituale come e quando questa conoscenza potrà affiorare nel conscio.
Il conscio è quella parte di noi che conosciamo. È quello che crediamo o che gli altri ci hanno fatto credere di essere. Ci riconosciamo certi meriti, certe qualità. Accettiamo più o meno di buon grado di avere qualche difetto, qualche debolezza. Abbiamo dei ricordi, delle conoscenze, una cultura. Sappiamo anche di essere limitati, o piuttosto ci lamentiamo che la nostra libertà e la nostra potenza siano limitati da qualche regola esterna: leggi, tabù religiosi, educazione… Insomma! Siamo convinti di sapere molte cose sul nostro conto e diciamo che questo è “Io”.
La già citata anima è di definizione più incerta. Per le religioni di origine “Giudaica” per esempio, Ebrei, Mussulmani e Cristiani, l’anima è un’emanazione, una creazione del Dio e questa si è ribellata al suo creatore. Il suo percorso punitivo passa attraverso la materializzazione. Nel tentativo di redimersi essa accetterà supinamente delle costrizioni o si attiverà volubilmente nel curare le piaghe dell’Umanità. Alla fine di questo penoso percorso si meriterà paradiso, purgatorio o inferno a seconda dei suoi meriti. Le anime più brave si godranno piaceri eterni mentre quelle “cattive” subiranno eterni castighi.
Per i reincarnazionisti l’anima è il veicolo che trasmigra di corpo in corpo in una quasi infinita catena di esperienze terrene. Essa può subire delle involuzioni o delle evoluzioni a seconda della qualità delle esperienze vissute sia durante una vita terrena che nel periodo tra una vita e l’altra dove non mancano i compiti: seguire ed aiutare i vivi, aiutare i morenti al trapasso o preparare le anime che si devono reincarnare. Il tempo non è assolutamente, contrariamente al concetto Giudaico, una limitazione. L’anima sa dove deve andare ed è perfettamente libera di seguire i percorsi e i tempi a lei più congeniali per tornare alla casa natia. La vita e la morte fisica non limitano il proseguire della sua esperienza; si tratta per lei solamente di un cambiamento di spoglia, di vestito, di costume.
Questi numerosi travestimenti sono indispensabili per la realizzazione dell’aspetto compensatorio della legge del karma (legge che gestisce i meccanismi della reincarnazione). Non esiste nessun castigo, nessun inferno ma l’occasione di capire, subendole a nostra volta, la natura delle sofferenze vissute da quelli cui abbiamo inflitto dei maltrattamenti.
Per i materialisti l’anima è una pura invenzione poetica. Il pensiero, e quindi la consapevolezza attribuita all’anima non può esistere senza un supporto materiale. Benché le teorie scientifiche della fisica quantistica dimostrino che materia ed energia siano una ed unica cosa, il materialista riconosce, per bisogno di sicurezza, solo quello che è visibile, toccabile, quantificabile con pesi e misure.
Il “Sé”, che sia divino o solo superiore, è un’entità maggiormente riconosciuta dalle diverse scuole di pensiero anche se con notevoli varianti.
Purtroppo, nel pensiero popolare, il Sé è spesso considerato come un’entità aliena che deve sostituirsi all’Io. La resistenza stessa dell’Io a cedere il passo al Sé conferma generalmente questa credenza e fa vedere quest’ultimo come un nemico che cerca di distruggere la nostra personalità per prendere, al suo posto, possesso del nostro corpo. È bene chiarire questo fatidico errore perché è all’origine di tante sofferenze e paure, anche di fronte a una psicoanalisi classica.
Nella letteratura Junghiana l’Io viene identificato con la personalità mentre il Sé lo è con l’individualità. La personalità, sempre per Jung, è la maschera, il travestimento che indossiamo per recitare, per reggere la commedia della vita. L’individualità invece è una scheggia, un segmento del collettivo. Il passaggio dall’Io al Sé, dalla personalità all’individualità, si fa attraverso l’integrazione del bagaglio inconscio nel conscio, cioè della psiche collettiva in quella individuale.
Nelle filosofie Orientali il Sé, chiamato il più delle volte “Divino”, non è semplicemente una scheggia della mente collettiva ma è una scintilla Divina. Essa è la prima manifestazione del Divino, una sua emanazione, una delle sue innumerevoli sfaccettature.
Nella concezione della filosofia Olospirituale l’esistenza del Sé – Scintilla Divina -Spirito è antecedente alla manifestazione duale ch’è l’Uomo psico-fisico. È quindi costituita, se così si può dire, come l’ASSOLUTO stesso, da una energia univoca.
Il Sé-Spirito non è un’entità aliena che cerca di impossessarsi della nostra personalità ma è un’evoluzione dell’Io o per meglio dire, è l’Io stesso spogliato delle sue illusioni. Queste (le illusioni) sono sia le rimozioni delle sofferenze, sia le convinzioni sbagliate che ci siamo fatti o che gli altri ci hanno insegnato sulla natura della nostra personalità oppure quelle che ci siamo portati dalle vite precedenti.
Se l’Anima subisce delle variazioni evolutive, la Scintilla Divina rimane lei immutabile. Essa non può, in nessun caso, essere sporcata dalle esperienze limitate dell’Anima. Lo Spirito è fuori della dualità e quindi non è soggetto all’inganno, alla Maya, all’illusione (della mente). Come vedremo più avanti lo Spirito è per noi nascosto nel profondo del guscio formato dall’Anima e dall’inconscio. Insieme al conscio queste due sfere di esistenza appartengono al mondo duale”…
Fonte: http://www.spiritualitaolistica.it/genesi_della_sspir_olistica.php
About Post: http://pif64rebecca.wordpress.com/2011/01/20/esiste-un-perdono/
Ciao mio caro Mauro, la canzone dona tanta serenita, lo potrei ascoltare senza smettere, e cosi ho provato a capire di cosa parla Karunesh. Non e facile indovinare le parole giuste, non ho alcun dubbio che si tratta dalla lingua Lakota, purtroppo la pronuncia e diverso della scrittura, inizio della canzone e molto difficile a capire comunque al finale della canzone viene ripetuto yuonihan che vuol dire rispetto e yuoniha potrei essere tributo o onore, yuoniha significa tutte due parole entrambe, per i Lakota dare un tributo e uguale al onore. Caro Mauro sperò che ti ho spiegato almeno un pizzico della canzone, ma senz’altro un tributo alla madre terra ispirato dalla segreto della saggezza nativa americana.
grazie della tua visita mauro ben venuto..ricambio ..ti leggo e ti risponderò ciao
Mauro sorpresa mi sono arrivati i denti nuovi… finalmente di posso farti vedere il mio sorriso e poi essere certo che viene dal cuore… http://pif64rebecca.wordpress.com/2011/01/21/un-saluto-veloce-vi-regalo-un-sorriso/ ti abbraccio Rebecca
Ciao!
Sai anche la mia cara nonna (tra l’altro molto credente) condivideva questi pensieri.. in qualche modo ognuno è una candela che vita dopo vita brucia fino ad arrivare alla fine. Una sorta di purificazione o per dirla con parole sue di Ritorno al Regno. Una donna straordinaria, che ha fatto cose straordinarie e detto cose straordinarie.
Spero davvero un giorno, in questa vita o nella prossima, di recuperare queste memorie in modo + “conscio”.
Quel giorno è sempre più vicino, per Tutti!
Ciao Gabriele, Ti ringrazio per questa Tua testimonianza.
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Ormai lo sa pure un bambino …
il Sé … è …
https://amicidimauro.wordpress.com/2014/07/30/lio-divino/
🙂
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